Quella mattina dello scorso 18 maggio, che si è portata via un pezzo di Storia ma anche di noi, perché se scaviamo nella memoria tutti troveremo almeno una canzone di Battiato che ci ricorda un preciso momento della nostra vita, la quasi totalità dei giornalisti ha fatto a gara per conquistare un posto strategico di fronte la casa di Franco Battiato a Milo.
Qualcuno mi ha anche chiamata per sapere dove fossi, perché non mi trovassi anch’io a Milo. Io non andai lì a cercare di raccogliere dichiarazioni di parenti e amici ed anche se non conoscevo Franco Battiato non credo che sarebbe stato ciò che avrebbe voluto: la celebrazione della sua Vita doveva, secondo me, ricercarsi altrove in quel giorno.
Così sono andata a Riposto, in quella cittadina, un tempo parte di Jonia, che gli diede i natali. Sono andata fra le persone che ricordano Franco.
In maniera genuina un uomo mi ha raccontato: “Allora era molto strano per tanta gente, però si intravedeva il genio e infatti il futuro ha dato ragione a lui.” Riccardo, il pescivendolo, mi ha detto: “Per me è un cantautore magnifico ed immortale. Io me lo ricordo vagamente perché ero ragazzino, c’è qualche turista che ogni tanto viene qua a chiedere dove è nato Franco Battiato ed io li accompagno a vedere la casa in cui ha trascorso la giovinezza.”
A quel punto, è entrato in pescheria il signor Alfio Scordo che si è offerto di portarmi a vedere quella casa. Dopo un po’ di strada a piedi, siamo arrivati nel quartiere Scariceddu ove svetta la casa color salmone in cui è nato Franco o meglio Ciccio, come tutti lo chiamavano.
Dal secondo piano del civico 237 di via Gramsci si sentivano spesso le note della sua musica.
Il signor Scordo si è lasciato andare ai ricordi d’infanzia e del tempo comune trascorso in oratorio, si ricordava che sempre lo sentivano suonare e del forte legame con la madre che portò con sé a Milano quando si trasferì. “E’ un ricordo meraviglioso – afferma il cantastorie ripostese Luigi Di Pino – dobbiamo essere orgogliosi di Franco Battiato.
Io l’ho conosciuto da piccolo quando ci fu la sua ascesa al successo con l’album «La Voce del Padrone» che mi autografò.”
E Luigi Di Pino fu tra coloro che presero parte al film “Perduto Amor”, tributo a Riposto ove venne girato. Mi ha recitato un passaggio tratto dal film che l’ha particolarmente colpito: “L’uomo nell’atto dell’Amore, una bestia che ansima, urla, gode. Simile furia non era necessaria alla continuazione della specie. Gli autentici amanti, caro mio, sono rarissimi…rarissimi.”
Giuseppe Faro conserva ancora un reperto storico, la locandina di un concerto del 28 agosto 1985, stabilito in poche ore, che si tenne in Piazza San Pietro a Riposto. “Io c’ero, avevo 16 anni e fui tra i primi a vedere quel manifesto. Mi piantai in piazza sin dal pomeriggio. Fu indimenticabile.” – racconta Faro.
Il 18 maggio dello scorso anno, quando Franco se ne va a 76 anni, tutte le radio suonavano la sua musica ma non sempre è stato così, non subito venne riconosciuta la sua arte.
Quello stesso giorno ho contattato il Maestro Angelo Privitera, storico tastierista, collaboratore più fidato e amico di Franco Battiato. Mi disse che non avrebbe rilasciato interviste perché non riusciva, il dolore era troppo grande.
A distanza di mesi Angelo Privitera accetta l’intervista che riporto integralmente.
Ci parli di lei, della sua formazione e dell’amore per la musica che poi è diventata anche lavoro quotidiano.
Ho iniziato da bambino lo studio del pianoforte ma contemporaneamente mi dilettavo in perfomance pop con il mio gruppo ai tempi del liceo. La sperimentazione allora era un po’ dura e il pop andava logicamente meglio.
A quando risale il primo incontro con Franco Battiato?
1985.
Com’è iniziato il rapporto professionale e come si è consolidato?
I primi anni Franco abitava ancora a Milano ed io andavo a trovarlo spesso, poi nel 1988 ritornò ad abitare in Sicilia e la collaborazione diventò quotidiana.
Un rapporto non solo professionale il vostro ma di vera amicizia, qual è stato l’ingrediente alchemico di questa magia?
Avevamo in comune talmente tantissime cose che l’affetto e l’amicizia sono state il perno fondamentale del nostro vivere e il lavoro artistico la ciliegina di contorno.
Potrebbe fare una sorta di excursus storico dell’evoluzione musicale di Franco Battiato fissando alcune pietre miliari della sua carriera?
Gli inizi della carriera di Franco (1965) già delineano la sua grande personalità, negli anni ’70 passa al decennio sperimentale per poi, con l’album “L’era del cinghiale bianco” del 1979, vedere decollare il grande successo nell’ambito pop che lo porta sempre più in alto.
Qual è il brano per lei più significativo e quale il concerto o la tournée più importante?
Sono talmente tanti che non so dirle.
Come si svolgevano i concerti dal vivo e quale la risposta del pubblico?
Sempre un enorme successo…tutti i tour un trionfo ovunque.
Franco Battiato non è stato solo un cantautore. Può aprire qualche finestra sugli altri aspetti della sua poliedrica personalità?
Franco era un grandissimo genio.
Chi era Franco Battiato per lei a livello personale invece?
Un fratello e un padre.
Quale la storia della sua famiglia?
Normalissima, una bella famiglia.
Era nato a Jonia, un manifesto di un concerto che tenne a Riposto riportava la scritta: “Jonia città invisibile”. Esser nato in un luogo che non esiste più pensa abbia influito sulla sua personalità?
No, per niente.
Quali altri cantautori apprezzava Battiato?
Diversi.
C’è qualche progetto che sta portando avanti in sua memoria?
Porto avanti il concerto “Over and over again”, che è quasi un racconto su Franco, insieme a Fabio Cinti e al Nuovo Quartetto Italiano. Lo scorso 12 novembre l’abbiamo portato anche qui a Catania al Teatro Massimo “V. Bellini”.
Come continua, invece, il suo lavoro?
Con la presenza quotidiana di Franco.
Il giorno della dipartita terrena di Franco Battiato tutte le radio suonavano i suoi pezzi, non sempre è stato così in vita. La sua non era una musica suonata in loop dalle radio. Meritava più spazio o è il destino degli immortali?
Franco: immortale con certezza.
Quale eredità lascia a lei Franco Battiato; quale al pubblico?
Un patrimonio unico perché Franco è unico!
Mº Angelo Privitera
Diplomatosi in pianoforte presso il Conservatorio “F. Cilea” di Reggio Calabria, ha svolto, subito dopo, a Roma, gli studi di perfezionamento con il Mº E. Fels, frequentando contemporaneamente i corsi di composizione tenuti dalla Mª Teresa Procaccini. Ha studiato con Pietro Grossi, pioniere della musica elettronica e della computer music. Giovanissimo, ha intrapreso la carriera concertistica sia come solista che in duo, trio ed orchestra, interpretando con doti innate autori di musica jazz e rock particolarmente vicini allo stile classico. Nel ’92, al Teatro dell’Opera di Roma prende parte, alle tastiere e programmazione, alla prima esecuzione assoluta dell’opera lirica Gilgamesh di Franco Battiato, con il quale il giovane artista consolida la collaborazione iniziata già qualche anno prima e continuata per oltre 30 anni.
Seguirà Battiato nelle numerose tournée di musica leggera e pop, in Italia e all’estero, con all’attivo oltre 2500 concerti e la partecipazione ai suoi lavori discografici dal 1991 ad oggi.
Molto importante è l’attività di trascrizione della produzione musicale del cantautore siciliano che, ormai da anni, l’artista cura con particolare attenzione e dedizione.
Da gennaio 2010 è Endorser Korg Italia.
Sono di notevole importanza gli arrangiamenti musicali dell’opera Ottocento, eseguita in prima assoluta ad Otranto, nell’agosto 2009, e successivamente, tra l’altro, anche all’Accademia Santa Cecilia a Roma per il Vaticano.
Privitera è docente in ruolo di Lettura della partitura all’Istituto Superiore di Studi Musicali “Vincenzo Bellini” di Catania dove tiene anche corsi di Informatica Musicale.
(continua)
A cura di Rita Patanè
Tratto da il Giornale di Giarre Edizione di febbraio 2022
Immagine pubblicata per cortesia di Angelo Privitera