Biblioteche e Internet, un rapporto che non si esaurisce con le postazioni in modalità Wi-Fi presente in molte strutture, anzi ha una lunga e interessante storia da raccontare.
Il Giornale di Legnano, edizione di ottobre, dove compare un articolo dal titolo La Cultura tra Spazi fisici e virtuali, dedicato (anche) alla Biblioteca Civica Augusto Marinoni, ci fornisce lo spunto per un’indagine storica dalla quale emerge come i semi di Internet furono gettati da un sistema di comunicazione interbibliotecaria nato, per giunta, prendendo come modello una specie di telescopio.
Ecco la storia che potremmo titolare: Biblioteca, Mundaneum e astronomia: matrimonio perfetto? Oppure, Biblioteca e telescopio antenati di Internet? Anche la World Wide Web ha infatti degli avi, in particolare un prozio, non d’America, ma di origine belga: il suo nome all’anagrafe è Paul Marie Ghislain Otlet (Bruxelles 1868-1944).
Personaggio poliedrico fu padre – in coabitazione con Henri La Fontane – dello schema di Classificazione Decimale Universale (Cdu) in campo bibliografico, inventore della misura standard di 125×75 mm delle schede bibliografiche della biblioteca (in vigore in tutte le case dei libri del mondo fino all’avvento dell’era informatica) e ancora mentore del Mundaneum, una sorta di tempio del sapere consacrato all’intero scibile umano.
La struttura avrebbe ospitato una Biblioteca Internazionale, l’Istituto Internazionale di Bibliografia, il Repertorio Bibliografico Universale, una Enciclopedia di Documentazione, l’officina di Associazioni Internazionali e l’Università Internazionale, il tutto animato da principi nobili tra i quali la gratuità e il volontariato: un luogo incantato (un’Arcadia dell’intelletto) dove ricercatori e intellettuali potessero studiare, spulciando tra gli archivi, tutto quanto era stato pensato e divulgato nei secoli dei secoli.
Senza dimenticare che Otlet e le sue teorie pacifiste furono alla base della Società delle Nazioni (oggi Onu), proprio nell’ambito del Mundaneum muove i primi passi il progetto della Grande Rete che oggi tanto influenza la nostra quotidianità e il nostro lavoro.
Ciò in quanto, per facilitare il lavoro degli studiosi all’interno di una biblioteca, il tuttologo belga immaginava, nei suoi scritti di fine Ottocento, la possibilità di realizzare un telescopio elettrico in grado di leggere da casa propria pagine scelte di libri esposti in apposite sale, dette dei telegrammi, delle grandi biblioteche: questa invenzione fu da lui battezzata tèléphoté, alla lettera telefotografato, oggi potremmo chiamarlo modem…
Ma nei suoi sterminati archivi sono stati scovati i disegni di una macchina in grado di filmare apposite schede e di smistarle successivamente a dei televisori cui gli utenti si potevano collegare (smart tv?); e non manca, nelle idee di questo topo di biblioteca, neppure un antenato di Skype (o delle recenti lezioni on line per la Dad causa motivi pandemici), visto che Otlet immaginò anche, attraverso questi televisori speciali, la possibilità di organizzare delle video conferenze. Infine, pensò anche a un’informazione, diffusa attraverso il telefono, che attingesse informazioni da appositi schedari.
Tante belle idee che si scontrarono contro la realtà meno poetica delle guerre mondiali. Il seme era però gettato; sarebbe occorso mezzo secolo circa, ma poi sarebbe arrivata Internet che però parlava in inglese più che in francese ma che sarebbe diventata (anche) una sterminata biblioteca.