Il birdwatching, la passione per l’osservazione degli uccelli in natura, è sempre più praticato in tutta Italia.
Birdwatching (traducibile in idioma italico in osservazione degli uccelli od osservazione ornitologica) è il termine inglese che indica l’antica pratica dell’osservazione degli uccelli in natura da parte di studiosi o persone semplicemente curiose e appassionate. Questo tipo di attività può essere svolta durante tutto l’anno e richiede, oltre a una buona dose di pazienza e un equipaggiamento adeguato se effettuata nei mesi freddi, un buon binocolo o un cannocchiale terrestre.
Detto che si tratta di un’esperienza 100% naturalistica, perché la ricerca dei luoghi di osservazione è immersiva nella natura, l’autunno, la stagione delle foglie che cadono, con le ondate migratorie verso i climi e i paesi caldi, rappresenta un osservatorio privilegiato per i bird watchers.
Questo fenomeno che si ripete anno dopo anno, ci fornisce lo spunto per un’interessante indagine: Migrazioni e orientamento sulla volta celeste, ma soprattutto migrazioni con orientamento in cielo, come fanno gli uccelli?
Sappiamo che gli uomini si orientano da millenni mediante le stelle (Polare in primis) e con il metodo degli allineamenti stellari, mediante il quale collegando due punti conosciuti si arriva a un terzo sconosciuto; viene però spontaneo chiedersi se non usino gli astri del firmamento, per lo stesso scopo, anche altre creature viventi.
Particolarmente interessanti sono gli studi effettuati, negli anni ’60 del Novecento, da parte dell’ornitologo tedesco Gustav Kramer; egli dimostrò che per volare, durante il giorno, gli uccelli si basavano sulla posizione del Sole nella volta celeste. Infatti, studiando gli stormi di volatili che aveva posto in una gabbia circolare molto particolare, che presentava sei finestre rivolte verso una particolare zona del cielo, notò il seguente comportamento: con l’approssimarsi del periodo migratorio, gli uccelli si appollaiavano verso la direzione che avrebbero preso se avessero potuto migrare, ossia a nord-ovest in primavera ed a sud-ovest in autunno.
Dopo questi primi risultati, decise di provare le sue teorie tentando di ingannare i volatili della gabbia, spostando il Sole e sistemò fuori dalla gabbia degli specchi regolabili. Così facendo, la luce solare veniva riflessa nella gabbia con differenti angolazioni e gli uccelli si adeguarono ad essa, orientandosi secondo la nuova posizione dell’astro. Quando il Sole mancava, nei giorni nuvolosi, gli uccelli non riuscivano a prendere la giusta posizione. Questi importantissimi risultati però non tenevano debitamente conto di un importante fattore, ossia che il Sole non rimane fisso in cielo, durante il giorno, ed inoltre che esso non si trova nel medesimo posto in giorni differenti.
Allora Kramer decise di portare avanti un altro esperimento e mise i suoi uccelli in un’altra gabbia di forma circolare, all’interno della quale pose vari piattini pieni di cibo. Successivamente, insegnò loro ad individuare il piattino posto nella medesima direzione in cui si trovava il Sole, che splendeva fuori dalla gabbia: questa azione veniva compiuta ogni giorno a un orario fisso e quando gli uccelli si furono perfettamente allenati, l’ornitologo tentò l’esperimento ad un’ora differente. I volatili però non si fecero ingannare e si diressero verso il piatto giusto, dimostrando così di essere in grado di compensare la differente angolazione dei raggi solari.
Questi studi aiutarono a capire il volo diurno degli uccelli ma non forniscono aiuto riguardo ai voli notturni che molte specie compiono, durante le loro lunghissime migrazioni. Del volo notturno si occupò un altro ornitologo tedesco Edgar Gustav Franz Sauer che dapprima suggerì e poi dimostrò la teoria secondo la quale i migratori si orientano con le costellazioni. Lo studioso tedesco usò per i suoi studi una gabbia di forma rotonda e chiusa in alto da una volta in plexiglas trasparente che consentiva agli uccelli, rinchiusi al suo interno, di scorgere la volta stellata. Con questo esperimento scoprì che i volatili si orientavano in base alle stelle e che quando una nuvola le copriva, essi mostravano di essere confusi.
Alcuni mesi dopo, Sauer portò i suoi pennuti nel planetario della Scuola Marina di Brema e li pose di fronte al cielo artificiale di quella volta, all’interno della quale la gabbia fu posta in modo che solo questa potesse essere visibile, poiché la visione delle restanti parti del planetario avrebbero potuto rendere meno verosimile ed efficace l’esperimento: anche in questa occasione gli uccelli basarono il loro orientamento sulle stelle e lo modificarono quando le costellazioni di quel firmamento artificiale vennero spostate.
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