Testo a cura di Rita Patanè
Enrico Gugliotta e la fotografia come: vocazione, missione, racconto, sviluppo dell’occhio interiore.
Se è vero che la fotografia scrive con la luce, Enrico Gugliotta si definisce anche un fabbricante di ricordi. Tempo e Luce sono elementi fondamentali nella scrittura delle pagine della nostra Vita. Ed il fotografo Gugliotta lo sa bene, lui che la fotografia l’ha scelta consapevolmente, proprio come si fa con una compagna. Dopo un periodo di impasse a Giurisprudenza, con il coraggio che impone ogni scelta radicale, cambia strada e nel 2012, a 26 anni, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Catania. La prima sfida con se stesso sarà la decisione di non accettare materie con voti al di sotto del 30, prima tappa di un percorso in ascesa.
“Per me la fotografia, prima che un lavoro, è una vocazione. La fotografia e l’arte mi hanno salvato.”
Racconta Gugliotta che è anche docente di Tecniche di montaggio presso la stessa Accademia che, prima, l’ha visto discente.
“Ciò che mi interessa è far crescere gli alunni, elevarli, evitare che facciano gli errori che io ho provato sulla mia pelle. Li aiuto a risolvere tutti i problemi non in senso teorico ma pratico. A livello artistico credo che ciò che distingue il fotografo da un possessore di macchina fotografica sia, per il fotografo, lo sviluppo dell’occhio interiore grazie al quale vede non solo con gli occhi ma anche con il cuore e la mente affinché quell’immagine comunichi, che non sia una semplice istantanea della realtà.” Ai miei studenti dico: ‘Evitate di essere banali e didascalici’.
“A me interessa conoscere le persone. Invito più volte a venir da me i miei clienti, le mie coppie quando si tratta di foto di matrimonio. Se abitano lontano facciamo videochiamate, devo conoscerli per sapere quali sono i ricordi che vogliono che catturi. Mi piace dire infatti che, durante i servizi, io sono presente ma non invadente. Io sono lì per documentare l’evento nella maniera più emozionante possibile.”
Gugliotta si occupa anche di fotografia pubblicitaria e aziendale. Si definisce una persona curiosa, cosa che l’ha portato a fare esperienza in ogni ambito fotografico, ed un fotografo gourmet perché il servizio fotografico, dice: “[...]è una ricetta i cui ingredienti e relative dosi vanno scelti insieme al committente.”
La sua è una vera missione di vita. Altro settore di cui si occupa è la food photography, la fotografia di alimenti e beverage, specializzazione complessa che registra pochi professionisti in zona.
“Anche in questo caso non si tratta della semplice foto al cibo. Il piatto ha una propria dignità. Bisogna rispettare la filosofia di chi lo ha preparato. Il piatto ha un fronte e un retro, dunque bisogna concordare con chi lo crea il giusto orientamento. La foto deve raccontarlo: gli ingredienti, la cura, il contesto, il luogo in cui viene servito. Tutto il set viene realizzato in modo che uno scatto restituisca questa commistione di significati che deve risvegliare le nostre papille gustative attraverso gli occhi. Perché la fotografia non è un’immagine bidimensionale ma un racconto a più livelli.”
A cura di Rita Patanè