Giochi, storia e Selvazzano

Il Gioco del Respiro è il titolo di un DVD progetto, a cura di Claudio Gazzetta, presentato sull’ultima uscita del Giornale di Selvazzano Dentro.

Questa interessante iniziativa può rappresentare un interessante punto di partenza per un’indagine sui giochi e la loro storia; iniziamo con una citazione famosa Dio non gioca a dadi con l’universo, a cura di Albert Einstein.
Ma almeno un dio in terra – o quasi – per la precisione un faraone egiziano, giocava a Dama. Su una pergamena risalente al periodo della V dinastia (2465-2328 a. C.) è stata infatti trovata l’immagine del faraone Ramsete III intento a giocare con delle pedine in compagnia di una donna.

E a metà strada fra l’umano e il divino stazionavano anche molti personaggi delle due più conosciute saghe dell’antichità: Iliade e Odissea anche loro legate in qualche modo ai giochi…
E il termine pessoi (nel senso di pedine) fu usato per la prima volta proprio da Omero nel citare i pretendenti di Penelope.
Sempre in ambito iliaco va ricordato che nel museo etrusco-gregoriano dal Vaticano si trova un’anfora del VI secolo a. C. sulla quale sono raffigurati Achille e Ajace alle prese con delle pedine.
Ma giocavano a Dama o a Scacchi (o magari a un altro gioco)?
Bella domanda, visto che i due giochi spesso si sovrapposero nel corso dei secoli.
Anzitutto ricordiamo l’origine etimologica: la parola dama proviene dal francese Dame, per derivazione dal latino Domina, mentre il gioco più nobile della scacchiera, gli Scacchi per l’appunto, prendono il nome dal termine provenzale Escac a sua volta “figlio” del persiano Sha, ovvero Re.
Detto questo, l’utilizzo di una base comune, la scacchiera appunto, non aiuta…
E non aiutano a dipanare la matassa neanche vari poemi e canzoni: per esempio una canzone cavalleresca del francese Benois de Saint-Mor del XIV secolo; in una versione inglese del secolo successivo dal titolo La caduta di Troia (anche qui troviamo gli echi delle battaglie combattute sulla rocca di Priamo…) viene usato per la prima volta il termine Draughtes, utilizzato anche in altri poemi con il significato di pedine per l’uso in campo scacchistico, della dama e anche del Tric-Trac (l’antenato del Backgammon).
Proprio Bonaparte sembrerebbe smentire questa asserzione, visto che, secondo le cronache, Napoleone era sì appassionati di scacchi, però il suo livello era mediocre.
Secondo alcune testimonianze, quando giocava Café de la Régence muoveva i pezzi in maniera impulsiva e si infuriava quando perdeva.
Agli Scacchi (che pare siano stati il suo passatempo preferito sull’Isola di Sant’Elena e le cui regole aveva appreso durante gli studi all’Accademia militare di Parigi) sembra preferisse la Dama che riteneva tatticamente più semplice.
Tuttavia, forse per l’adulazione che non si nega mai ai potenti, gli furono attribuite anche alcune partite brillanti e da ciò nacque una nomea di valente giocatore del tutto immeritata.
Ben più conosciuto è il generalissimo per il suo solitario con le carte.
E se anche questo gioco lo distraeva durante l’esilio, va ricordato che il gioco con le 52 carte gli faceva compagnia anche durante le sue campagne e, secondo alcune fonti, pare che le strategie di guerra dell’Imperatore dipendessero dall’esito delle mani del solitario che è uno tra i più belli in circolazione, visto che la soluzione dipende anche dall’abilità del giocatore.
Da un generale fatto e finito a uno stratega militare in pectore: Leonardo da Vinci, che entra in gioco riguardo a un nuovo passatempo: il Rebus. Il genio toscano ci ha lasciato traccia scritta di otto fogli di rebus a specchio, che si devono leggere da destra a sinistra come tutti i suoi scritti.
Proprio con Leonardo gli enigmi si nobilitano e diventano terreno di conquista per letterati e poeti di corte.
Fra i tanti che si districarono nel dedalo delle parole e delle lettere, spiccano Giulio Cesare Croce (autore di Bertoldo e Bertoldino) che diede alle stampe Notte sollazzevole di cento enigmi da indovinare seguito da Seconda notte sollazzevole di cento enigmi da indovinare due veri best seller dell’epoca.
Tra gli autori d’élite compare anche Michelangelo Buonarroti.
Non immaginate però a rebus e indovinelli fra una pennellata e l’altra fra le volte della Cappella Sistina. Si trattava infatti di Michelangelo Buonarroti il Giovane, pronipote dello scultore, pittore, architetto e poeta, protagonista del Rinascimento italiano.
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