Halloween fra Italia, Irlanda e Usa

Halloween, la zucca e Jack o’ Lantern, ovvero un personaggio diventato tutt’uno con la celebrazione e questa verdura.

Detto che la parola Halloween rappresenta una variante scozzese del nome completo All Hallows’ Eve, che tradotto significa Notte di tutti gli spiriti sacri, cioè la vigilia di Ognissanti (in inglese arcaico All Hallows’ Day, il moderno All Saints’ Day), anzitutto scopriamo chi sia Jack e soprattutto perché sia legato alla zucca e non a qualche altro di verdura più o meno succulenta.
Vediamo, in particolare, insieme la storia di questo personaggio che, sfrattato da Paradiso e Inferno, vaga con il suo lumino o la sua lanterna (da qui il nome Jack o’ Lantern, Jack e la sua Lanterna), in attesa del fatidico giorno del Giudizio e che così diventa il simbolo delle anime dannate nonché errabonde o erranti

Ma facciamo un salto indietro nel tempo a quando gli Irlandesi, in seguito alla carestia del 1845 (l’arcinota e tragica potato famine), abbandonarono il loro paese (l’isola verde o l’isola dello Smeraldo che dir si voglia) e si diressero in America, negli Usa in particolare, portando con sé questa leggenda; ma poiché le rape negli States non erano così diffuse come nella natia Irlanda, furono sostituite con le zucche, più agevoli da reperire e così, da allora, la zucca intagliata con la faccia del vecchio fabbro (con annesso lumino all’interno), è diventata il simbolo più famoso di Halloween, entrando in simbiosi con la celeberrima festa. Ma torniamo al nostro Jack, questo il nome di battesimo, di origine irlandese, di quest’uomo alcolizzato e spilorcio che, nella notte di Halloween, si imbatté nel Diavolo in persona  in un pub e riuscì addirittura a imbrogliarlo, facendogli credere che gli avrebbe venduto la sua anima in cambio di un’ultima bevuta.
Così Mefistofele si trasformò in una monetina, coniata per l’occasione allo scopo di pagare l’oste, ma Jack fu abbastanza veloce da riuscire ad intascarsela.
Ma non è tutto… visto che Jack aveva con sé una croce d’argento, il Demonio rimase sotto forma di moneta, non potendo tornare alla sua foggia originaria quindi Jack era nelle condizioni di stipulare un nuovo patto con lui secondo queste nuove condizioni: lo avrebbe lasciato andare purché per almeno 10 anni, non tornasse a reclamare la sua anima
Il (povero) Diavolo accettò…
E dieci anni dopo, che cosa accadde?
Jack e sua Malvagità si incontrarono di nuovo ma il primo, con un altro stratagemma, riuscì a sfuggire al principe delle tenebre.
Sì ma come? Gli chiese di raccogliere una mela da un albero prima di prendersi la sua anima, ma sul tronco vi era incisa una croce, così il Demone rimase intrappolato sul ramo; dopo un lungo battibecco i due giunsero ad un compromesso e questa volta Jack si fece promettere che non lo avrebbe cercato mai più.

Jack però, al netto degli stratagemmi, non essendo immortale, passò a miglior vita e a causa dell’esistenza dissoluta che aveva condotto, non fu ammesso al Regno dei Cieli.
Conseguenza? Fu costretto, causa sfratto dal Paradiso, a bussare alle Porte dell’Inferno; qui però trovò il Diavolo e questi, avendo promesso che non lo avrebbe più cercato, lo rispedì al mittente tirandogli addosso un tizzone ardente.
Ma, visto che nulla va perduto, Jack si servì del tizzone per ritrovare la strada giusta; il vento, però, non era propizio (in tutti i sensi), visto che cercava in tutti i modi di spegnere la fiammella… E il nostro Jack che cosa fece? Mise il tizzone sotto una rapa che stava mangiando.
E da lì alla zucca di Halloween il passo fu breve…

Ma Halloween è una festa (anche) italiana?
Affermativo, visto che in ogni angolo della Penisola, e zone limitrofe, il culto e il ricordo dei defunti è sempre stato vivo, in particolare alla vigilia della festa di Ognissanti e, ovviamente, del 2 novembre.
E l’arrivo da Oltreoceano di questa festa, originaria, come detto sopra, dell’Isola di San Patrizio, non ha fatto altro che rivitalizzarle e/o farle tornare alla memoria, togliendole dai cassetti nei quali erano state spesso relegate nel corso degli anni.

Come anticipato, in ogni angolo d’Italia, isole comprese, ma anche zone italofane, quali Istria, Dalmazia, Canton Ticino, Costa Azzurra e Corsica, vanno (di nuovo o ancora) in scena queste manifestazioni che, da una parte sono folcloristiche, ma che dall’altra nascondono un grande rispetto per avi e antenati l’ombra dei quali in qualche modo si allunga fino a noi; si tratta quindi, di diverse tradizioni, che variano di regione in regione e non sono quindi omogenee a livello nazionale.
Tra le tante ricordiamo che:

  • in Piemonte vige la tradizione di aggiungere un posto in più a tavola per il defunto;
  • in Val d’Aosta c’è un rituale che ricorda la celebrazione celtica di Samhain, festa pagana di origine gaelica, che si celebra tra il 31 ottobre e il 1º novembre, conosciuta anche come Capodanno celtico;
  • in Toscana c’è la tradizione contadina dello zozzo (in alcune zone noto come morte secca), cioé  dell’intaglio di occhi, naso e bocca in una zucca, per poi porvi all’interno una candela; la zucca, un tempo, veniva poi posta fuori casa o su un muretto e addobbata con stracci (che simulavano i vestiti);
  • in Pianura Padana si soleva utilizzare le zucche come lanterne per illuminare i borghi più bui (a Parma si chiamavano lümera); a Reggio Emilia, invece, si festeggia mangiando dolci chiamati favette o ossa dei morti, ovvero biscotti di pasta alla mandorla e di zucchero aromatizzati e colorati a forma di ossa;
  • in Veneto la candela posta all’interno della zucca simboleggia la resurrezione; era inoltre diffusa la tradizione di intagliare zucche con fattezze di teschio (conosciute come lumère, suche baruche o anche suche dei morti), senza dimenticare la credenza secondo la quale nella notte dei morti questi potessero uscire dalle tombe, muoversi in processione, irretire i bambini, e addirittura far sì che gli animali nelle stalle potessero parlare
  • in Campania e Puglia si usava apparecchiare a tavola anche per i defunti, mentre in particolare nella Daunia (provincia di Foggia), durante le festività di Ognissanti e dei Morti si regalano delle calze ripiene di cioccolatini e caramelle ai bambini, che, appese vicino al letto, vengono benedette la notte tra l’1 e il 2 novembre dagli spiriti dei familiari morti; si tratta quindi di una santa Lucia e una Epifania anticipate;
  • in Abruzzo si bussava alle porte per chiedere offerte per in memoria – o per placare – i defunti;
  • in Sicilia la festa di Ognissanti è più simile al Natale, in quanto i bambini ricevono doni dai parenti defunti;
  • in Sardegna (particolarmente nella Gallura) si celebra la festa di Sant’Andrea, durante la quale gli adulti attraversano le vie dei paesi percuotendo graticole, coltelli e scuri per intimorire i ragazzi e i bambini che, frattanto, vagano per le strade con in mano zucche vuote intagliate a forma di teschio, illuminate da una candela;
  • in Corsica è usanza che i bambini, il primo novembre, si rechino di casa in casa per chiedere di fare del bene per le anime dei morti attraverso richieste di doni usando frasi di rito.

Va infine ricordato come taluni rinvengano l’origine di Halloweeen addirittura nell’antica Roma, in particolare nella festa romana dedicata a Pomona – dea dei frutti e dei semi – o nella festa dei morti chiamata Parentalia.

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