Testo a cura di Massimo Vernacotola
Musica antica per anime e cuori. Un salto nel medioevo e nel Rinascimento grazie agli affascinanti spettacoli musicali dell’Atmosfera Ensemble, autentica eccellenza della città di Tradate che porta ovunque la sua arte in grado di realizzare scenari altamente evocativi.
Maurizio Mingardi, (direttore artistico), Laura Tenti, Lorenzo Alzati, con la collaborazione dell’organista Francesco Bonì: ecco i quattro punti fermi della Atmosfera Ensemble di Tradate, la divisione di musica medievale e rinascimentale dell’Accademia Concertante d’Archi di Milano®, realtà con alle spalle centinaia di concerti in Italia, Europa, Asia e collaborazioni con le principali orchestre internazionali.
Fin dalla propria nascita, l’Atmosfera Ensemble vive con l’intento di diffondere il suo messaggio musicale e culturale in tutta Italia, per far conoscere ed evocare attraverso la musica e la recitazione la vita, i costumi, la dedizione all’arte e la particolare sensibilità dei nostri avi medievali e rinascimentali.
«A partire dalle scuole: un progetto della Provincia, ora purtroppo concluso, che ci ha portato a realizzare circa 800 lezioni-concerto dedicate al medio evo che hanno coinvolto circa 75 mila ragazzi. Un successo inaspettato per l’attenzione e il coinvolgimento che ci hanno mostrato gli studenti, tanto che, terminata l’esperienza, molte scuole oggi ci chiamano singolarmente».
Chi ama la musica, chi ne ha fatto prima che una professione una ragione di vita, ne viene completamente assorbito al punto di donarle la propria anima, di metterla a al suo servizio, sapendo che questa sfrutta appieno l’eco e ti restituirà tutto. Spesso non moltiplicato per cento quanto gli sforzi profusi meriterebbero, ma resta sempre come premio quella poesia che le note, quelle degli artisti veri, riescono a scrivere nel cuore di ognuno. A partire proprio da chi la esegue.
Così Maurizio Mingardi, durante il suo dire (“ ma siamo una squadra e parlo a nome di tutti”), trasmette musica anche con le parole, affascina, affabula, incanta.
E lo fa con disarmante umiltà, come se i profondi studi (non solo musicali, ma anche storici e letterari) che stanno dietro gli spettacoli che ci propongono fossero cosa scontata.
Invece sappiamo bene che l’arte è innanzi tutto estrema dedizione, lunghe ricerche, fatica e sudore.
Ed è questo, capiamoci subito, l’intento primario di questo nostro scritto: valorizzare l’arte dell’Ensemble, diffondere a tutti un’eccellenza del Territorio che merita visibilità e riconoscimento del proprio indiscusso valore, fatto che avviene puntuale ogni qual volta qualcuno li coinvolge in serate ed eventi.
L’ Atmosfera Ensemble trasmette – intatte – melodie antiche di secoli che ci dicono innanzi tutto una cosa: la musica vera è imperitura, non invecchia mai, non diviene mai obsoleta, desueta, noiosa. Spesso sono le nostre orecchie, ormai abituate alla cacofonia di Tik-Tok, a essersi disabituate a suoni nati per superare le pareti per giungere molto più in alto, al Celeste.
Melodie provenienti da un tempo in cui non ci si accontentava di dire “grazie al Cielo”, ma questo “grazie” doveva essere accompagnato dalle massime espressioni umane, ovvero dalla poesia, dalla musica e dal canto. Con lo stesso approccio, denso di sensibilità umana e lirica, si cantavano le gioie e le disavventure terrene, il quotidiano, la politica, il piacere della buona tavola, l’ironia della sorte, “la donna, la taverna e il dado”.
“Incontri Concerto” con tutti gli strumenti di quei secoli
Una parte di presentazione, una parte recitata da attori e una parte dedicata al concerto e al canto: una formula (ma non la sola) in grado di coinvolgere gli spettatori e di incuriosire chi si accomoda in platea un po’ sospettoso e smarrito di fronte a questo tipo di espressione musicale.
«Perché è così – spiega Mingardi – che i musicisti girovaghi medievali, i “Trovatori”, intrattenevano il pubblico: la parola aveva senso solo se – appunto – si trovavano le giuste note per accompagnarla. E viceversa».
Non una figura banale, quella del trovatore, poiché proprio questi elaborarono temi e forme destinati a costituire un modello per tutta la successiva lirica europea.
Per quanto riguarda l’organo, dispongono di un “organo virtuale” con tutte le campionature degli organi originali (il risultato è identico), il Virtual Pipe Organ, con funzioni anche di clavicembalo. Per il resto, sono in possesso della stragrande maggioranza degli strumenti dell’epoca: la Vielle, la Ribeca, la Mandora, la Guinterna, i flauti, la chitarra rinascimentale, le viole da gamba… E – fatto straordinario – Mingardi è in grado di costruirne in proprio di nuovi, a cominciare dalle complesse meccaniche.
«In tempi di lockdown, quando non si riuscivano a ottenere alcuna fornitura, ne ho costruiti alcuni anche a partire da materiali di recupero».
Sorridiamo con lui, quando ci mostra una libreria:
«Era molto più alta una volta… il materiale è ottimo, della giusta durezza e così… l’ho usata per la costruzione del manico di un liuto».
Bellissimo, tra l’altro, e dal suono perfetto. Per il resto, i fornitori sono reperiti fra le eccellenze mondiali, perché la cura dei dettagli è condizione imprescindibile per loro.
Alla fine di questa intervista Mingardi, leggendomi nel pensiero, prende la sua Viella e comincia a suonare. Se chiudo gli occhi li ho tutti lì davanti: la corte, le damigelle, il giullare, gli armigeri, i servitori…
di Massimo Vernacotola