Oleg Blochin, un nome, un fuoriclasse del soccer anni ’70 e ’80, capace di infiammare, con il suo talento, l’entusiasmo degli amanti del calcio: un poeta del calcio sovietico le cui gesta erano in grado di far sognare tifosi, russi e ucraini compresi, da San Pietroburgo a Vladivostok passando da Kiev, visto che Blochin era bandiera e leader della Dinamo Kiev, allenata da un certo Valeriy Lobanovsky altra icona del calcio Oltrecortina e capace, secondo molti addetti ai lavori, di rivoluzionare gioco, tattica e tecnica del football.
Ecco il Pamarès di questo giocatore dal talento cristallino in forza per un ventennio, come detto, alla Dinamo Kiev, con la quale ha vinto due volte la Coppa delle Coppe (1974-75, 1985-86 imponendosi nella finalissima entrambe le volte per 3-0, la prima volta contro i magiari del Ferencvaros e nella seconda occasione ai danni degli iberici del dell’Atletico Madrid), Supercoppa Europea 1975-76 (contro i tedeschi del mitico Bayern di Monaco capace di aggiudicarsi tre Coppe dei Campioni di fila), 5 scudetti sovietici (con annesse 4 classifiche marcatori): imprese grazie alle quali si aggiudicava, nel 1975 il Pallone d’Oro, assegnato da France Football al miglior giocatore sul suolo del Vecchio Continente (e davanti a due personaggi del calibro del tedesco Franz Beckenbauer e dell’olandese Johan Cruijff).
Con la nazionale sovietica Blochin dal 1972 al 1988 raccolse meno soddisfazioni, ovvero due medaglie di bronzo olimpiche (1972 a Monaco di Baviera e 1976 a Montreal), anche se rimane il miglior marcatore (42 reti) e vanta il maggior numero di presenze (112) di sempre.
Ai Mondiali di Calcio mise invece a referto due soli gol (uno contro la Nuova Zelanda nel 1982 e uno ai danni del Canada nel 1986), mentre le maglie rosse targate CCCP mancarono l’appuntamento con la massima manifestazione organizzata dalla FIFA (Fédération Internationale de Football Association, Federazione internazionale di calcio) nel 1978 (eliminate per un punto dall’Ungheria) e nel 1974, dove arrivarono fino allo spareggio decisivo contro il Cile (perso per la mancata presentazione del team sovietico al match di Santiago in aperta polemica contro il regime di Augusto Pinochet).
Troppo giovane per partecipare agli Europei del 1972 (dove l’Urss perse in finale contro la Germania Ovest) e oramai sul viale del tramonto per poter prendere parte all’edizione del 1988 (persa sempre in finale questa volta contro l’Olanda), nelle edizioni di mezzo (1976, 1980 e 1984) dovette accontentarsi di lasciare il segno nelle qualificazioni.
Appese le fatidiche scarpette al chiodo, dopo aver chiuso la carriera all’estero in Austria e Grecia (senza dimenticare che nel 1981 era saltato all’ultimo momento per l’opposizione del regime Sovietico il passaggio al Real Madrid) intraprese quella di allenatore, dove brillano i quarti di Finale raggiunti nei Campionati Mondiali edizione del 2006 in Germania (quando il team ucraino fu superato dall’Italia poi laureatasi campione del Mondo in quel di Berlino contro la Francia), mentre agli Europei del 2012, co organizzati con la Polonia, la nazionale giallo blu uscì al primo turno della fase finale a gironi.