Il padel non è più una novità o una scoperta, ma un movimento consolidato e in crescita.
«Nell’ultimo anno, la nazionale italiana è balzata dal 7° al 5° posto ai mondiali nel settore maschile e dal 4° al 3° in quello femminile.
I praticanti a livello nazionale sono raddoppiati, toccando ora quota due milioni», ci spiega Carlo Ringoli, l’imprenditore che ha portato a Legnano questo sport, al centro sportivo StarPadel di Via Monte Rosa, «ma consideriamo che siamo ancora la metà del movimento spagnolo, che conta quattro milioni di praticanti».
La forte attrattiva del padel sta nella sua semplicità. Dopo un’ora di lezione, assicura Ringoli, si è perfettamente in grado di giocare con persone del proprio livello.
La socialità è un altro punto di forza di questo sport, sia perché si gioca a coppie, sia perla possibilità di formarle con doppisti di genere e/o età diversa.
«Io stesso, ormai, gioco quasi sempre con mio figlio o con mio padre. Tre generazioni unite da questo sport».
Guardando a Legnano, il target si conferma decisamente eterogeneo, andando dai dodici ai settant’anni, con un rapporto uomini-donne del 60-40% circa.
Il legame col tennis è un altro punto da sottolineare.
L’affiliazione con la Federazione Italiana Tennis inizialmente ha forse portato qualche purista a storcere il naso e vedere il padel come una moda passeggera, ma ormai la maggioranza dei tennisti guarda con interesse a questo sport.
«Meno tecnico, defatigante, ma comunque allenante, ha avuto gioco facile nell’attirare i tennisti».
Piuttosto, sottolinea Ringoli, è nei più giovani che solo ora il padel sta iniziando a scalfire il fascino di calcio, basket o dello stesso tennis.
«Qui a Legnano, puntiamo molto sull’academy per i più giovani. Abbiamo già sette istruttori ben preparati e presto diventeranno nove. Vogliamo entrare nella mentalità dei ragazzi».
Con tanta quantità, tuttavia, ora il movimento chiede anche qualità.
L’implementazione di corsi istruttoriregolamentati e con paletti precisi che favoriscano una formazione tecnica di livello.
In parallelo, il sogno resta vedere il padel alle Olimpiadi. Se ne discute da tempo. Intanto, il movimento attende. E cresce. Una seconda vita sportiva.
Ex tennista, Giulia Sussarello s’innamorò del padel quando, nel 2017, la portarono per la prima volta a giocare. Un inizio quasi per caso, che sancì l’inizio di un vero amore sportivo.
Una storia che l’accomuna a molti padelisti d’Italia, una passione cha la comasca ha presto iniziato a coltivare con dedizione e serietà, riscuotendo subito successi.
«Mi ha ridato la voglia di giocare e partecipare ai tornei», racconta, «e quello stesso anno sono diventata campionessa italiana».
Non si è più fermata, confermando il titolo in tutti gli anni successivi, 2021 compreso, anche dopo aver cambiato compagna di doppio, da Chiara Pappacena a Carolina Orsi.
A fine febbraio ricomincerà il World Padel Tour, il circuito internazionale, ed è forse qui che si vedono le maggiori differenze col tennis.
«I premi sono ancora bassi, soprattutto a livello femminile. A trovare sponsor sono, per lo più, le prime coppie al mondo. Io sono intorno alla 60° posizione nel ranking internazionale e in questi casi dobbiamo spesso finanziarci da soli».
Necessità che per Giulia, tuttavia, ha costituito un’ulteriore opportunità. Dal 2020, infatti, è istruttrice allo StarPadel di Legnano, trovando così in questo sport non solo una nuova passione, ma anche un percorso professionale serio e gratificante. Una seconda vita, non solo sportiva.
Tratto da:
http://www.limedizioni.com/portfolio/giornale-legnano-dic-2021/