Testo e intervista a cura di Rita Patanè
Piccole Canaglie, la moda bambini che non ti aspetti. Qualità, vasta scelta e cura dei piccoli clienti.
Piccole Canaglie, in via Callipoli 93, a Giarre, è un negozio di abbigliamento bambini 0-16 e articoli da regalo che nasce dalla volontà di offrire un’ampia scelta.
Accanto a marche prestigiose se ne trovano altre meno note ma sempre qualitativamente ottime.
“Siamo un’azienda che propone brands in esclusiva, – afferma la titolare Rosamaria Cingari – nello specifico e solo per citarne alcuni: Tuc tuc, Babybol, Borbonese, Miranda, Meja pata, Follie, Simona, Miss Leod, Carlo Magno. Per la cerimonia abbiamo abiti in pura seta e realizziamo pure abiti su misura. Per la collezione primavera/estate amplieremo l’offerta con grandi novità, al momento top secret, ma sui nostri social (Facebook o Instagram) si trovano sempre le nostre novità.”
Di Rita Patanè
Tratto da Il Giornale di Giarre edizione febbraio 2022
http://www.limedizioni.com/portfolio/giornale-giarre-febbraio-2022/
Questo post, dedicato ai bambini, ci fornisce lo spunto per una curiosa disamina su un mondo, un universo letto e raccontato che li riguarda direttamente, ovvero le favole o fiabe che dir si voglia: sono ancora di stretta attualità e ha senso raccontarle anche nell’epoca dell’iPhone e/o dei tablet?
La conferma (positiva) arriva da qualche esempio proveniente dal passato…
Tra i più grandi narratori dell’antichità vi fu Esopo, autore di 400 favole brevi e di stile sobrio, concluse da una breve morale. I personaggi erano per lo più animali, ma anche uomini, dei o piante. Ma il grande successo arrivò postumo: i suoi testi, riscoperti nel XV secolo, furono ripagati da notevole fortuna e viene inserito insieme al greco Esopo nell’Olimpo dei grandi favolisti… La grande e imperitura fama dell’autore greco è dovuta alla semplicità e all’efficacia educativa, dai temi perennemente vivi delle favole che riflettono la sapienza morale del popolo declinata in forma allegorica.
Altro autore da citare Fedro (20 a.C.-50 d.C.) è stato un autore latino all’epoca degli Imperatori Tiberio, Caligola e Claudio. Scrisse cinque libri di Fabulae (titolo integrale Phaedri Augusti liberti fabulae Aesopiae) ma a noi ne sono arrivate solo novantatré.
Secoli ci separano da loro ma le favole sono ancora fresche e attuali.
Perché sono temi legati a vizi, virtù, esperienze aspettative e speranze, un bagaglio che accompagna gli uomini (ancor prima bambini) da sempre, da quando alzarono per la prima volta gli occhi al cielo in una notte immersi nella magia di una savana…
Ma quali sono i valori e il sostrato delle favole con annesso lieto fine?
Ma, soprattutto: “da quale pulpito arriva la predica?”
Sigmund Freud, padre della psicoanalisi, collegava sogni e fiabe al mondo interiore degli esseri umani. E il bambino, crescendo, secondo lui, trovava nelle fiabe la soluzione liberatoria dalle proprie paure o desideri. Carl Gustav Jung, nella sua psicologia, affermava come il desiderio di sviluppare le proprie capacità e di liberarsi inconscio si sfogasse nei sogni, nelle fantasie e nelle fiabe. A conferma di questa loro universalità il fatto che si trovassero forti somiglianze nei racconti dei popoli di tutto il mondo.
Secondo Bruno Bettelheim (psicoanalista austriaco) fiabe come Hansel e Gretel, dove i protagonisti vincono da soli i mostruosi avversari, facevano superare ai “cuccioli” la paura di essere abbandonati dai propri genitori. In definitiva, il mondo 2.0 (e il lieto fine 3.0) non sono davvero così diversi da quello dei nostri nonni e dei nostri avi…
Ci sono infatti altre conferme autorevoli.
Partiamo dai Fratelli Grimm (al secolo Jacob Ludwig Karl e Wilhelm Karl) che le ambientano nel Paesaggio loro contemporaneo (a cavallo fra XVII e XIX Secolo) con l’aggiunta di qualche ingrediente a base di elemento fantastico: quest’ultimo è a volte la rilettura del naturale (il Bosco, il Lupo ecc), mentre in altri casi è la proiezione di paure (anche ataviche) quali per esempio la Magia Malvagia, le Creature da Incubo ecc.
Nonostante le loro Fiabe (leggi fra le tante Cappuccetto Rosso, Hansel e Gretel, Biancaneve, Cenerentola) siano associate (quasi) da sempre ai più piccoli, in realtà hanno un’ambientazione oscura e tenebrosa dove le creature malvagie sono protagoniste di atti efferati.
Tempora, Mores! Si potrebbe dire così andando a braccetto con gli antichi Romani… visto che in quell’epoca, Società Tedesca dei Fratelli Grimm, era contraddistinta da episodi cruenti e cruento era il rapporto delle Persone con la Morte… La Vita era appesa a un filo… proprio come dal Telaio che fu (in parte) fatale alla principessa diventata poi La Bella Addormentata nel Bosco…
Per concludere: lo sapevate che Cappuccetto Rosso può essere letto anche in versione Sliding Doors (il film del 1998 dove la tempistica nella chiusura di una porta di una metropolitana cambia il destino della protagonista)?
La storia avrebbe potuto essere diversa? Il realtà lo fu, se guardiamo alla versione vergata da Charles Perrault che infatti è diversa da quella più nota al grande pubblico.
Differisce ma in che cosa? In un solo aspetto anche se non certamente secondario, ovvero è del tutto assente il lieto fine…
Nella versione del celebre poeta francese Cappuccetto Rosso, nonostante le raccomandazioni della Mamma (ovvero di non fermarsi a parlare con nessuno), alla fine “vuota il sacco” e racconta tutto al Lupo. Allora il Lupo Cattivo si precipita a casa della Nonna, la divora, si veste con i suoi abiti e… si mette a letto in famelica attesa.
Cappuccetto Rosso, arrivata dalla nonna, non riconosce il Lupo, si lascia ingannare e… finisce per essere divorata.
Fine della storia e non ci sono sequel di sorta…
Morale: le bambine non devono prestare ascolto agli sconosciuti, se lo fanno peggio per loro…
Parola di Charles Perrault…