San Tommaso e l’informatica

La scuola che cambia è l’argomento di un articolo, comparso a pagina 3 dell’Edizione di Dicembre 2021 de il Giornale di Legnano, e tra i cambiamenti andati in scena, a livello scolastico in questi ultimi anni, compare sicuramente l’introduzione dell’informatica ancora prima che, per motivi pandemici, andasse in scena la DADalias Didattica a Distanza.
E fra i pilastri della fondazione informatica un posto in prima fila va riservato all’ipertesto, ovvero quell’insieme di documenti messi in relazione tra loro a mezzo di parole chiave e che può essere spiegato come una rete dove i singoli documenti ne rappresentano i nodi (o gli snodi).
Ma forse non tutti sanno che, come reciterebbe la Settimana Enigmistica, che il papà dell’Ipertesto è San Tommaso d’Aquino, il frate domenicano vissuto nel XIII secolo con la collaborazione di un gesuita vissuto nel XX e XXI secolo.
Vediamo insieme perché: anche se il termine hypertest, iper testo, usato per indicare quell’insieme strutturato di informazioni, unite fra loro da collegamenti dinamici consultabili sul computer con un semplice colpo di mouse, fu coniata da Theodor Holm Ted Nelson, sociologo, filosofo e pioniere dell’informatica statunitense nel 1965, è in realtà dall’aquinate che partì il tutto; però se notebook, pc e Mac hanno mandato in pensione definitivamente la macchina da scrivere, e oggi comporre e scomporre testi, caricare un iper testo, effettuare analisi e ricerche, comunicare attraverso messaggi virtuali è una realtà quotidiana, una gran parte del merito è da ascrivere a un altro rappresentante della Chiesa Cattolica, Padre Roberto Busa, gesuita, scomparso nel 2011 che a San Tommaso, come anticipato sopra, si ispirò per il suo lavoro.

Ma andiamo con ordine per capire come Padre Busa fu l’anticipatore dell’ipertesto, motore primo del Web ,leggi Internet, grazie a San Tommaso: Busa, nell’immediato (secondo) dopoguerra, era stato curatore del monumentale Index Thomisticus, un lavoro titanico dedicato ad analizzare l’opera omnia di San Tommaso, composta da ben 9 milioni di parole e faticosamente aveva compilato e composto a mano diecimila schede, tutte dedicate all’inventario della preposizione in che riteneva di grande importanza dal punto di vista filosofico. Ma aveva, contemporaneamente, in testa un’idea meravigliosa, ovvero connettere fra loro espressioni, frasi, citazioni per un confronto con altre fonti disponibili. E decise così di andare nella Grande Mela e, nel 1949, si recò nello studio newyorkese di Thomas Watson, il fondatore di Ibm per spiegargli il suo progetto e, quando questi lo gelò affermando l’impossibilità di realizzare quanto richiesto, gli passò il biglietto con il motto aziendale: Il difficile lo facciamo subito, l’impossibile richiede un po’ più di tempo.

E così, grazie a questa mossa, forse con l’aiuto di San Tommaso, strappò la promessa che Ibm avrebbe accettato la sfida e così iniziò la rivoluzione la rivoluzione dell’ipertesto, il cui motore primo fu proprio questo gesuita originario di Vicenza, compagno di camerata di Albino Luciani, il futuro Papa Giovanni Paolo I, negli anni del seminario di Belluno; e, sulla scia di questi suo studi, dopo essere stato docente alla Pontificia Università Gregoriana e alla Cattolica di Milano, per cinque anni (per la precisione dal 1995 al 2000) sbarcò anche al Politecnico di Milano dove, alla veneranda età di 87 anni, teneva ancora corsi e lezioni su intelligenza artificiale e robotica. E a lui, capace di coniugare l’opera di San Tommaso con l’informatica, è stato intitolato il Roberto Busa Award, la massima onorificenza per chi si occupi di queste materie.

L’opera magna di Busa, definito dai suoi contemporanei Doctor Angelicus, è così diventata l’Index Thomisticus. Sancti Thomae Aquinatis operum omnium indices et concordantiae, un compendio, modello ipertesti, incastonato in 56 volumi, di circa 1000 pagine l’uno, per un totale di 62.000 che contiene l’indicizzazione completa di tutte le occorrenze di ogni singola parola usata da San Tommaso nelle sue opere: un’opera digitalizzata in formato ipertesti, ovviamente ed diventata prima un Cd Rom e poi un Dvd.
E per preservare la sua opera e memoria, legata non solo all’ipertesto, su Facebook esiste il gruppo Padre Roberto Busa S.J. (https://www.facebook.com/groups/33757027044) dove ricercatori e docenti di atenei di varie discipline testimoniano l’importanza e la diffusione dell’opera del gesuita la cui visione del cosmo era una sorta di mix fra fede e informatica, una sorta di mega ipertesto. Soleva infatti dire: Una mente che sappia scrivere i programmi è certamente intelligente. Ma una mente che sappia scrivere programmi i quali ne scrivano altri si situa a un livello superiore di intelligenza. Il cosmo non è che un gigantesco computer. Il programmatore ne è anche l’autore e il produttore. (In formato ipertesto? Ndr).

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