La Terra vista dallo spazio nel giorno della Festa della Donna, uno spettacolo mozzafiato, non solo in data 8 marzo, che ci deve essere da sprone e stimolo per la salvaguardia della nostra casa, degli habitat e degli ecosistemi che la popolano e la arricchiscono: un obiettivo quotidiano da porsi, oggi più che mai, visto lo spirare di venti di guerra fra Russia e Ucraina e considerato che il nostro pianeta osservato dall’alto non conosce né barriere né confini.
E quale sguardo migliore di quello femminile, proprio oggi, 8 marzo, quando si celebra la Festa della Donna, dalle plaghe dello spazio verso la Terra e ancora più importante visto che da lassù i confini e le divisioni non esistono?
Una premessa: lo spazio non è un affare per soli uomini e la nuova frontiera non è riservata a rudi Space Cow-Boys (prendendo spunto dall’omonimo film di Clint Eastwood targato anno 2000), a maggior ragione guardando alla storia dell’astronautica e volgendo l’attenzione alla Luna che, per ironia della sorte, è l’oggetto celeste maggiormente collegato all’universo femminile.
Ma procediamo con ordine e se le quote rosa sono uguali a zero sfogliando i resoconti delle missioni Apollo che, fra il 1969 e il 1972, fecero allunare (alias scendere sulla Luna dodici astronauti sul nostro satellite naturale da sempre identificato con la metà femminile del cielo) a cominciare da Neil Armstrong e Buzz Aldrin scesi nel Mare della Tranquillità il 20 luglio 1969, diverso è invece il discorso per un’altra importante porzione del cosmo, ovvero lo spazio intorno alla Terra.
I primi passi per quest’avventura al femminile partirono al di là di quella che un tempo era conosciuta come Cortina di Ferro, ovvero l’URSS, sotto il cui ombrello convivevano Russi e Ucraini senza guerre…
E i Sovietici, dopo aver inviato nello spazio il primo satellite (lo Sputnik nel 1957), la prima creatura vivente (la cagnetta Laika sempre nel 1957), il primo uomo (Jurij Alekseevič Gagarin nel 1961), nel 1963 lanciarono oltre l’atmosfera anche la prima cosmonauta (questo il nome degli astronauti/e sovietici/he allora e russi/e oggi) Valentina Vladimirovna Tereškova.
La capsula che la ospitava, Vostok 6, partì alla volta delle stelle il 16 giugno 1963 dal cosmodromo di Bajkonur (oggi nel Kazakistan).
Detto che Tereškova, nel corso della missione, scattò numerose immagini fotografiche della Terra e riprese qualche filmato dalla sua capsula e che la missione terminò, senza intoppi, il giorno 19 giugno, la seconda donna nello spazio fu, nel 1982, un’altra sovietica, Svetlana Savitskaya a bordo della Sojuz T-7 (che fu anche la prima donna a effettuare una passeggiata spaziale), mentre il muro al femminile, per quanto riguarda gli USA, fu abbattuto nel 1983 da Sally Kristen Ride che prese parte alla STS-7, una missione della navetta spaziale Space Shuttle Challenger: una storia che porterà fino alla nostra Samantha Cristofoletti, anche se l’astronauta italiana, notizia fresca, non sarà comandante della Stazione Spaziale (ISS) come annunciato tempo fa, per ritornare alla sopracitata Luna che nella sua triplice forma e mistero, la vergine Diana con il suo arco da caccia (falce crescente), Selene (la Luna Piena) e la triste Ecate (la Luna Nuova collegata al mistero della Luna scura) rappresenta, come detto sopra, una buona porzione dell’universo al femminile nel cosmo color mimosa come il fiore donato in data odierna alle donne di tutto il mondo…