Il recente Festival di Cannes (che con le sue pellicole e i divi del grande schermo ha occupato grande spazio sui media) e l’articolo, comparso sull’edizione di maggio 2022 de Il Giornale di Fidenza, dedicato al Robot Ortopedico in servizio presso l’Ospedale di Vaio, ci forniscono l’incipit per un post dedicato a un’appassionante pellicola degli anni ’60 dal titolo Viaggio Allucinante dove le droghe, per fortuna, non c’entravano nulla.
Un passo indietro: sempre più spesso, grazie alle nanotecnologie, il nostro corpo viene sondato per analisi e interventi di ripristino vari ed eventuali e queste nanosonde sono guidate dall’esterno da piloti esperti; ma quarant’anni or sono vi fu un viaggio in cui i piloti guidavano un veicolo speciale dall’interno; correva l’anno 1966, anche se era ovviamente un viaggio all’insegna della fantascienza.
Viaggio Allucinante (Fantastic Voyage nel titolo in lingua originale) era il titolo di una pellicola, la cui sceneggiatura era basata su un racconto di Otto Klement e Jerome Bixby e raccontava la storia di uno scienziato di nome Jan Benes che, grazie all’aiuto della Cia, riusciva a superare la Cortina di Ferro e fuggire in Occidente; inventore di una tecnologia in grado di miniaturizzare gli atomi, Benes veniva ferito gravemente e cadeva in stato di coma.
Si rendeva quindi necessaria un’operazione effettuata grazie a un nanosottomarino, guidato da marinai a loro volta miniaturizzati, in grado però di rimanere in versione bonsai soltanto per 60 minuti: un tentativo di salvataggio effettuato, dunque, grazie a una propria invenzione.
La 20th Century Fox commissionò al noto scienziato e scrittore di fantascienza Isaac Asimov la stesura di un romanzo tratto dalla sceneggiatura del film. Siccome, però, il libro uscì con sei mesi di anticipo, rispetto alla pellicola, aleggia la leggenda secondo la quale il film sarebbe stato tratto dal racconto e non viceversa; fu invece la novelization della pellicola di successo firmata da Richard Fleischer.
Nella versione del grande scrittore scienziato statunitense (di origine russa), però, c’è una differenza rispetto a quella in formato celluloide: nella pellicola, infatti, l’equipaggio si salvava lasciando il sottomarino all’interno del corpo dello scienziato Jan Benes, dove veniva distrutto da un globulo bianco che, rispetto alle dimensioni del micro sottomarino, era davvero gigante.
Isaac Asimov (che evidentemente nutriva poca fiducia verso i leucociti) sostenne, invece, che il sottomarino avrebbe rischiato di continuare a ingrandirsi nel corpo dello scienziato, con conseguenze letali per Benes; così, nel suo racconto, l’equipaggio esce dal corpo con tutta la nave… beate nanotecnologie.
Nel 1987 Asimov ha scritto anche un secondo romanzo sul tema nanotecnologie, dopo Viaggio Allucinante, dal titolo Destinazione Cervello (Fantastic Voyage II: Destination Brain), per fornire una propria versione della storia, rivista, però, dal punto di vista scientifico (e delle nanotecnologie). Detto che non si tratta però di una continuazione, è però un’altra storia…