Testo e intervista a cura di Christian Casale
Yuri Romanò, da Paderno alla conquista dell’Europa. Ho conosciuto Yuri Romanò un po’ per caso, su un campo da padel. Era l’inizio della scorsa estate. Sapevo di trovarmi di fronte un giovane e talentuoso pallavolista. Ancora era presto per definirlo “campione”. Dopotutto la vittoria all’Europeo con la maglia azzurra sarebbe arrivata settimane dopo. Mi permetto una premessa solo all’apparenza spietata: Yuri sul campo da padel non lascia il segno. Ma, se è per questo, neanche chi vi scrive è un fenomeno.
Eppure quella sua straripante presenza fisica lo ha reso un avversario ben più temibile di quanto dicessero le capacità tecniche. Per me e il mio compagno arrivò una vittoria sofferta contro Yuri e papà Roberto. Ci invitarono a una rivincita, questa volta su un campo da beach-volley. Invito che mi guardai bene dall’accettare per evitare figure barbine. L’impressione che ebbi quel giorno è di un ragazzo perbene, al contempo leggero e competitivo il giusto, anche in uno sport “non suo”.
Yuri nasce a Monza nell’estate del ’97, ma è padernese a tutti gli effetti. Anche se, con una carriera in ascesa, le presenze a casa si fanno sempre più rade, lo abbiamo raggiunto per una piacevole chiacchierata telefonica, inserendoci tra un allenamento e l’altro.
Quando ti sei avvicinato alla pallavolo?
“In seconda superiore, dopo otto anni di calcio. Giocavo al Centro Schiaffino come terzino. Poi il mio fisico ha iniziato a cambiare. Diventavo sempre più alto. Finché ho deciso di ascoltare i consigli di madre e sorella (grandi appassionate di volley) e tentare quella nuova strada”.
Visti i risultati, il pallone era meglio schiacciarlo a terra piuttosto che prenderlo a calci. È stato amore a prima vista?
“No, è cresciuto insieme alle mie capacità. Ho iniziato nella vicina Bollate, anche perché qui a Paderno non esisteva una squadra di volley maschile. E la prima squadra faceva la serie B, anche se io ero nelle giovanili”.
A settembre è arrivata la vittoria dell’Europeo con l’Italia. Che emozione è stata?
“Indescrivibile. Tra le emozioni più forti che abbia mai provato. È stato tutto inaspettato, a partire dalla convocazione. Poi quello che è successo in finale… posso dire che ci speravo, ma se me lo avessero raccontato prima non ci avrei mai creduto!”
Campione d’Europa a 24 anni appena compiuti. Questo successo ha alzato l’asticella dei tuoi obiettivi personali?
“Assolutamente sì. Arrivavo da un campionato di A2 e poi son passato in Superlega. Il passaggio nella massima serie non è dovuto alla vittoria, in quanto avevo già firmato in precedenza con Milano. Ma quel successo mi ha reso più consapevole. Non si parlava più di un sogno, bensì ci ero dentro”.
La vittoria della scorsa estate ha cambiato la tua vita?
“Sì, abbastanza. Mi sono ritrovato a essere seguito da molte persone, ragazzi e ragazze che vengono a vedere le partite. È tutto cambiato in meglio. È bello essere apprezzato. Cerco di essere sempre disponibile con chi mi chiede una foto o un autografo. Mi fa solo un po’ strano, perché io son sempre lo stesso. Ma non posso dire non sia una bella sensazione”.
Oggi giochi con la Powervolley Milano, come è stata la tua prima esperienza in Superlega?
“Positiva perché abbiamo fatto un campionato andando oltre le più rosee aspettative. Dal punto di vista personale ho giocato poco, quindi è stato un po’ difficile. Ma quando sono stato chiamato in causa ho sempre fatto bene e sono quindi soddisfatto di ciò. Certo, tutti vorrebbero giocare di più…”
Te lo aspettavi?
“Mi aspettavo di non poter giocare tutte le partite. La concorrenza è agguerrita. Gioco con campioni affermati. Stare fuori è pesato, ma comunque fino a un certo punto.
A tal proposito, il tuo futuro sarà ancora a Milano?
“Sicuramente no. Il mio obiettivo è giocare. Potendo scegliere, sceglierei di giocare da titolare a Milano. Ma, visto che non è possibile, cercherò più spazio con chi me lo potrà dare, sempre in Superlega”.
Torniamo a parlare di nazionale. Dopo gli Europei 2021, la prossima estate arrivano i Mondiali. Mi pare scontato tu voglia esserci…
“Sì. Quest’anno ci sarà ancora più concorrenza. Vedremo cosa succederà nei prossimi mesi e chi verrà scelto. Ma è il mio obiettivo: esserci e possibilmente da protagonista”.
I Mondiali non si giocheranno in Russia, come originariamente previsto, a causa di quanto accaduto in queste settimane in Ucraina. Da atleta, pensi sia giusto estromettere gli sportivi russi dalle competizioni internazionali? Fossi uno si loro come vivresti tale esclusione?
“È difficile rispondere. Probabilmente non è giusto per gli atleti, perché comunque loro non hanno alcuna colpa. Ci prepariamo per anni ad appuntamenti come questi. Essere esclusi in questo modo fa arrabbiare. Se io fossi un russo prenderei malissimo il fatto di non poter fare il mio lavoro, lavoro che è anche la mia vita”.
A proposito di domande difficili, non ti chiedo se esiste una ricetta per il successo. Ma ti chiedo un consiglio per quei giovani che vogliono avvicinarsi alla pallavolo e magari sognano di diventare grandi campioni, come successo a te.
“L’importante è crederci sempre e impegnarsi al massimo, perché prima o poi l’occasione arriva per tutti, se te la meriti. Poi sta a te provare quanto vali. Tutto sta a prepararsi al meglio”.
Se il talento è fondamentale, quanto conta la fortuna nello sport?
“Conta. Io stesso ho avuto molti colpi di fortuna. Eppure da sola non basta. E poi devi essere anche bravo a riconoscere la fortuna e saperla sfruttare. Stesso discorso per il talento: senza impegno, senza lavoro, resta fine a se stesso. Col talento e senza sacrifici puoi anche far bene, ma di certo non diventi un campione”.
Prima di salutarci, mi piacerebbe sapere qual è il tuo rapporto con Paderno Dugnano.
“È un bel rapporto. Ci sono cresciuto, anche se già dalla quarta elementare ho studiato fuori città. Quindi ho perso un po’ di amici e contatti. Ma anche ora che vivo in giro per l’Italia, ogni volta che ritorno è bello rivedere i posti della mia adolescenza o che ho frequentato da bambino. E poi, naturalmente, qui c’è la mia famiglia e i miei affetti più cari. Inoltre Paderno mi piace perché vicina alla grande città, a Milano. Coniuga quindi tale comodità con la tranquillità che a Milano, di contro, non si può avere”.
Di Christian Casale
Tratto da Il Giornale di Paderno Dugnano, edizione di aprile 2022