Autismo e gli scacchi quale rapporto sempre che ce ne sia uno?
Il cosiddetto gioco immortale può essere d’aiuto? La parola agli esperti e agli specialisti. Secondo alcuni analisti, i bambini con problemi di comunicazione, autismo e socializzazione potrebbero provare per il gioco degli scacchi, e dalle dinamiche che si generano all’interno della scacchiera, un interesse davvero speciale.
A conferma di questa tesi, qualche interessante considerazione:
– i bambini con una diagnosi dello spettro autistico, e quindi affetti da autismo, spesso, preferiscono il silenzio e ambienti privi di stimoli;
– alcuni di questi bimbi possiedono un alto quoziente d’intelligenza, spiccate doti logico-matematiche e capacità di messa a fuoco molto intense.
Cruciverba, ovvero parole in croce: la nuova rubrica lanciata da Lime Edizioni, e comparsa nelle recenti edizioni de il Giornale di Legnano, Giornale di Fidenza e Bareggio Live, ci fornisce lo spunto per una interessante ricerca ludico/storica su questo passatempo, capace di catturare milioni di appassionati e curiosi. Se gli antenati del cruciverba, il moderno gioco/passatempo rispondevano al nome di parole quadrate o acrostici doppi (e avevano un plot similare al loro più famoso discendente), il vero papà delle prime parole crociate è unanimemente considerato il giornalista inglese Arthur Wynne del New York World.
Napoleone era in realtà un tipo da solitario: il Solitario di Napoleone, infatti, è tra i più famosi giochi di carte e prende il nome dall’Imperatore di origine corsa.
Dio non gioca a dadi con l’universo diceva Albert Einstein. Ma almeno un dio in terra – o quasi – per la precisione un faraone egiziano, giocava a Dama.