La prima opera monografica sull’Etna viene scritta solo in età umanistica da Pietro Bembo (1470-1547), che nel 1496 pubblica a Venezia l’opuscolo De Aetna.
Nel testo, strutturato in forma di dialogo con il padre, egli racconta l’esperienza del viaggio e dell’ascensione.
Tertulliano in Ad Martyras elencando i personaggi famosi che si erano buttati nel fuoco, ricorda fra le donne Didone e la moglie di Asdrubale e fra i filosofi Eraclito ed Empedocle. Nelle varie grotte vi è una leggenda costante, della “truvatura”: vi sarebbe cioè un immenso tesoro.
Etna è anche il nome di una ninfa, figlia di Gea e Urano cioè Terra e Cielo, a significare la fusione che la vetta, con lave provenienti dal centro della terra, compie in cielo. La ninfa Etna con il suo amante Efesto, dio del fuoco, generò due gemelli.
Viaggio sull’Etna: mitologia e simbologia del vulcano meritevole del Gran Tour.
I Greci conoscevano l’Etna come Aitna (da aitho cioè bruciare) e i Romani come Aetna, ma anche l’origine sicana la identifica come Aith-na, ardente. Entrambe provengono dalla medesima radice ai-dh cioè fuoco, bruciare.
Dalla pittura romantica in poi l’angelo e la figura alata sono tornati come protagonisti nelle opere di molti pittori, attraverso la rappresentazione di temi tradizionali oppure anche attraverso vere e proprie invenzioni iconografiche.
Nel Vecchio Testamento l’Angelo è identificato per la prima volta con l’Angelo di Jahvé e come intermediario tra Dio e l’uomo. Sempre nel Vecchio Testamento appaiono le schiere celesti, gli eserciti di Angeli come espressione della potenza divina, i Serafini e i Cherubini con il compito di lodare e manifestare la sapienza e la maestà divina.
La parola Angelo viene dal greco e precisamente significa messaggero. Bisogna osservare attentamente le figure greche degli Dei olimpici perché nelle raffigurazioni si può trovare l’origine degli angeli.